L’uso dei sigilli nella calligrafia

 

In una calligrafia la presenza dell’impronta di un sigillo  (yin, in), unico elemento colorato accanto ai tratti neri della scrittura, costituisce un importante elemento compositivo. L’apposizione di un sigillo può incidere in modo determinante nella definizione dell’equilibrio dell’opera. Se le sue dimensioni, la sua forma e la sua posizione non sono adeguate può costituire un elemento di disturbo che annulla l’armonia di una scritta accuratamente studiata ed eseguita.

 

Huai Su

Huai Su, “Presentazione autobiografica”, dinastia Tang, inchiostro su carta.

Huai Su
Huai Su
 

 

Secondo il genere di calligrafia la collocazione dei sigilli e della firma sono stabilite in posizioni piuttosto precise. Generalmente la firma viene scritta a sinistra, circa a metà dell’altezza del foglio; il sigillo recante il nome del calligrafo viene impresso sotto essa; poco più in basso si può collocare un secondo sigillo (di uguali dimensioni) che indica il nome della scuola o dell’associazione a cui appartiene il calligrafo. Un altro sigillo contenente una scritta che può essere composta da più caratteri, corrispondenti a una breve poesia, una citazione o un motto famoso, ecc. può essere collocato sul foglio in alto a destra.

Nelle opere libere la posizione della firma e delle impronte dei sigilli può essere scelta con estrema libertà, solo in base a principi di equilibrio generale.

Il colore della pasta per sigilli è generalmente rosso; ne esistono però numerose varianti di tinta che vanno dal vermiglio all’alizarina, dal cremisi al rosso veneziano, ecc.

sigilli

strumenti
incisione  

 

Breve storia della sigillografia
篆刻 (zhuanke/tenkoku, “l’arte dell’incisione dei sigilli”)

I sigilli, dalle loro origini, svolgono diverse funzioni ufficiali e private, ma ognuno di essi, in base alla propria forma, contiene anche un valore estetico. Le funzioni utilitaristico-comunicative dei sigilli possono essere così suddivise:
– indicare il nome dell’autore o del proprietario (sigilli personali);
– esprimere frasi o caratteri propiziatori o protettivi;
– comunicare contenuti edificanti o sentimenti mediante citazioni e testi poetici o religiosi.

Accanto ai sigilli recanti caratteri di scrittura vi sono quelli figurati (soprattutto raffiguranti animali), che hanno generalmente le funzioni di mettere in evidenza gli emblemi dell’autore, proteggere dagli influssi negativi o suscitare buoni auspici.

L’impiego dei sigilli nasce dall’esigenza di indicare e garantire la proprietà e l’autenticità dei beni e dei documenti. Le più antiche testimonianze a noi pervenute sono tre sigilli in bronzo, non ancora decifrati, risalenti all’epoca Shang 商  (XVI-XI secolo a.C.). Dalla successiva dinastia Zhou 周 (XI sec.- 256 a.C.) ci sono invece pervenuti numerosi sigilli in bronzo e in terracotta, oltre la metà dei quali è stata decifrata. La gran parte di essi presenta iscrizioni che indicano la funzione ufficiale o i titoli nobiliari dei loro proprietari, come ad esempio: “Capo dell’Armata a sinistra del centro”, “Sigillo del Generale”, “Sigillo del re Changwu”.

Con la dinastia Qin 秦 (221-206 a.C.) l’unificazione della scrittura conduce, anche nella produzione dei sigilli, all’adozione generalizzata della forma di scrittura 小 zhuan minore/shōten, la più usata fino ad oggi in questo campo.

L’affermazione del supporto cartaceo nella scrittura ebbe un influsso anche nell’impressione dei sigilli, siccome in precedenza essi venivano prevalentemente impressi nell’argilla.
Sotto la dinastia Tang 唐  (618-907) l’attenzione verso i sigilli si accentuò e venne riscoperta la tradizione dei periodi Zhou, Qin e Han  漢 (206 a.C.-220 d.C.), ma fu solo nel XVI secolo che iniziò la vera arte dell’incisione dei sigilli da parte dei letterati. Fino ad allora l’esecuzione veniva svolta da artigiani che fondevano nel metallo o incidevano nella pietra i caratteri disegnati da letterati o da funzionari. Fu il calligrafo Wen Peng (1498-1573) che scoprì le caratteristiche di compattezza e di morbidezza di un tipo di pietra che ben si prestava alla lavorazione con semplici punte d’acciaio (piccoli scalpelli). Alla fine del XVI secolo si diffuse quindi la sigillografia vera e propria e da allora i letterati e gli artisti diedero vita a opere sempre più raffinate e aderenti alle proprie esigenze estetiche, caratterizzandole con l’incisione di tratti personali ed espressivi.

 

Video: L’arte cinese dei sigilli.
Estratti dal DVD “Seal and Xiling Academy of Traditional Arts”,
Zhejiang Audio-Visual Publishing House, 2006

 

 

 

 Sommario

Introduzione allo Shodō:
   Shodō: la via della scrittura
   La pratica
   Gli strumenti
    – La carta
   Sigillografia

Le forme della scrittura:
   Le origini
   Zhuanshu/Tensho
   Lishu/Reisho
   Xingshu/Gyōsho
   Caoshu/Sōsho
   Kaishu/Kaisho

Testi di Bruno Riva