Gli antichi maestri e lo studio dalle opere

 

“Niente vi è di più difficile che prendere a modello un maestro del passato. Prima di tutto bisogna conoscere l’artista e i suoi umori, poi considerare, riflettere sull’epoca e il luogo in cui la composizione è stata presa a modello e realizzata e poi provare a scrivere. Soltanto così si possono coltivare l’apertura mentale, affinare le emozioni e raggiungere l’empatia con il calligrafo. Chi trascura di fare ciò puntando semplicemente a una imitazione superficiale del modello è persona con la quale non vale nemmeno la pena parlare.”

Chiang Chi (Jiang Ji) – Shu pu lun (Shu bu lun)

 

Per i calligrafi le grandi opere del passato non sono solo oggetto di apprezzamento estetico. La loro importanza oltrepassa questa funzione, prevalente per i semplici appassionati, e si caratterizza come un ricco patrimonio di modelli da cui apprendere, formarsi acquisendo elementi tecnici, stilistici, compositivi.
Se ben compresi e messi in relazione con la sensibilità contemporanea, tali modelli possono fornire nuovi e originali spunti creativi.

Quando si parla di opere antiche ci si riferisce a iscrizioni su stele o su altri supporti, a documenti originali, o ancora alle antiche copie di questi eseguite da autori di rilievo, che possiamo ammirare nei musei, nei templi, nei giardini o grazie alle riproduzioni tramite calchi o a stampa.

Il loro impiego come modelli è molto antico, e capita spesso che le epigrafi ammirate non siano state ricavate dai testi originali ma siano bensì copie eseguite da altre copie, con ciò che ne consegue, in termini di scadimento della qualità, nel progressivo passaggio da una all’altra. Ciò non toglie che la gran parte di esse conservino, accanto al loro valore storico e testimoniale, un sicuro interesse tecnico e stilistico per i calligrafi, in virtù delle caratteristiche che per secoli le hanno viste adottate come modelli da copiare, in un processo di apprendimento che ancor oggi è considerato un irrinunciabile e validissimo passaggio nella formazione di ogni calligrafo.

All’inizio dell’apprendimento della calligrafia si affronta generalmente lo stile di uno dei grandi maestri della forma di scrittura normale (kaishu/ kaisho).
Grazie alla guida di un insegnante ci si esercita scrivendo i singoli tratti e un determinato numero di caratteri isolati che contribuiscono a fornire le prime basi stilistiche, di costruzione e di proporzione. Contemporanamente si acquisiscono anche le conoscenze relative ai materiali e all’attrezzatura.
L’acquisizione della tecnica procede con la copia vera e propria del modello di riferimento. In genere questo modello è di una lunghezza piuttosto considerevole perché deve contenere un’ampia varietà di caratteri e un sufficiente numero di ripetizioni utili a mostrare le varianti di scrittura. Quest’esercizio conduce a una buona padronanza dei mezzi e ad una solida conoscenza dello stile di scrittura studiato. In seguito, ma in molti casi anche in parallelo con questa fase, si eseguono scritte composte da più caratteri. Generalmente vengono scelte citazioni da testi filosofici o celebri “proverbi”.

Poi viene l’esecuzione di testi più lunghi, scritti senza più consultare il modello di riferimento. Nella realizzazione di nuovi caratteri, mai copiati in precedenza, si avrà la verifica dell’effettiva comprensione delle sue particolari caratteristiche stilistiche eseguendo anche. Unitamente a ciò emergerà una personale interpretazione di questo modello di riferimento, che conterrà un grado più o meno ampio di libertà e di espressività personale. Un processo analogo si seguirà anche nell’apprendimento delle altre forme di scrittura.

A questo punto si presenta la necessità di rivolgersi a nuove opere che potranno essere affrontate, grazie alle competenze acquisite, con una maggiore attenzione alle loro caratteristiche espressive. Questa nuova fase è caratterizzata da una maggiore consapevolezza e da un apprezzamento più marcato delle relazioni che intercorrono tra le particolarità stilistiche e l’atteggiamento interiore del calligrafo preso a modello.

Lo studio di nuove opere rimane minuzioso, attento ai minimi dettagli tecnici, ma si arricchisce sempre più grazie all’accresciuta comprensione delle soluzioni espressive adottate in esse e al confronto che si riesce a fare con i modelli studiati in precedenza. Di questo passo si costruiranno le proprie basi per raggiungere una matura espressività personale, in cui si potranno infondere di volta in volta gli elementi acquisiti.

Nello sterminato e ricchissimo patrimonio calligrafico cinese, giapponese e coreano, si trovano opere esemplari che si prestano meglio di altre ai diversi stadi di apprendimento. Alcune sono particolarmente adatte allo studio di base di una determinata forma di scrittura, altre si prestano meglio ad essere affrontate solo dopo l’acquisizione di sufficienti e ben solide basi tecniche su quella forma di scrittura. Ad esempio, iniziare a studiare una determinata forma di scrittura dalle opere di un maestro del XVII secolo, particolarmente espressiva e originale, potrebbe risultare fuorviante, perché difficilmente permetterebbe la comprensione degli elementi di base. È quindi opportuno dedicare la propria attenzione ai modelli più adatti in relazione alle proprie competenze ed esperienza. Procedendo per gradi si acquisiranno anche una migliore conoscenza della storia della calligrafia e della sua evoluzione stilistica.

In questa sezione vogliamo proporre alcuni modelli esemplari adatti allo studio, sia di base sia per calligrafi avanzati, e darne una contestualizzazione.

Bruno Riva

 

Wang Xizhi. La sua opera Lan Ting Xu è da secoli alla base dell’apprendimento della forma di scrittura corrente (xingshu/ gyōsho).

Yan Zhenqing. In Cina Yan Zhenqing viene considerato l’unico calligrafo che abbia raggiunto la grandezza di Wang Xizhi. Specializzato in kaishu e caoshu, con il suo stile aprì una nuova fase, improntata a una calligrafia forte e ardita.

I calligrafi zen

Ōtagaki Rengetsu

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